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L'altra faccia dei Parchi Protetti



L’Italia ha il primato per numero di Parchi d’Europa, un vanto da un lato, ma un’amara realtà dall'altra, nel senso delle condizioni in cui versano le aree di alcuni di questi Parchi. Mi sono giunte numerose segnalazioni e documentazioni video fotografiche dello stato di degrado in cui si trovano certi Parchi nell'ambito del mio Progetto che vede protagonisti cacciatori e pescatori in qualità di “Sentinelle dell’Ambiente” e “Custodi della Natura”. Uno status ed un ruolo nella tutela della Biodiversità riconosciuto recentemente a queste due categorie dal Commissario Europeo all'Ambiente Sinkevcius.

Il proliferare dei Parchi nel nostro Paese ha avuto un recente epilogo in Puglia con l’approvazione definitiva in Consiglio Regionale dell’ennesimo Parco, quello del Mar piccolo a Taranto. Ho ricevuto una serie di messaggi da parte di cacciatori e pescatori pugliesi indignati che si vedono sottratti 6 mila ettari alla loro attività in una Regione già pesantemente invasa da Parchi, Oasi e Aree protette. Conosco l’Area destinata ora a Parco che non a caso confinante con un’altra area gestita dal WWF.

Un Parco che si trova peraltro a ridosso del Polo Siderurgico ILVA, con questioni ambientali che evidentemente valicano i suoi confini. Ho ragione di pensare che spesso la creazione di questi Parchi non abbia solo fini ambientalistici e di tutela degli habitat, ma che abbia anche come scopo il vietare la caccia e la pesca, e non ultima finalità, la creazione di cariche direttive ben retribuite.

Mi auguro che questo argomento venga ripreso ed affrontato in modo diverso ed organico nelle varie Regioni italiane al fine di rivedere i criteri esistenti, compreso quello di consentire l’attività venatoria e piscatoria nei Parchi come avviene nel resto d’Europa, poiché tali attività se praticate correttamente sono di grande contributo a tutta la biodiversità.


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